mercoledì 4 maggio 2011

SI' AGLI AIUTI UMANITARI, NO ALLE BOMBE

In questi giorni è vivo il ricordo di Giovanni Paolo II. Tra le immagini che spesso ci vengono riproposte ci sono le sue dichiarazioni sulla guerra in Iraq, e cioè quel richiamo forte ed autorevole a non utilizzare la guerra per la definizione dei conflitti internazionali. Un richiamo che ha un alto valore morale e che riprende la dottrina cattolica sull’uso della forza come estrema ratio.


Un richiamo che si ripresenta in relazione alla vicenda libica, la quale solleva ai più molti interrogativi sulle reali intenzioni dell’intervento militare, perché, se, da un lato, non si può certo affermare che Gheddafi sia un pacifico amministratore pubblico, dall’altro si fa fatica a comprendere e quindi a spiegare, perché si legittima l’intervento in Libia e non altrettanto si fa in altri paesi ugualmente mossi da moti rivoluzionari (non ultima la Siria).

In secondo luogo, da parte di molti (tra i tanti Giovanardi, Formigoni, Mantovano) non si è compreso fino in fondo perché non sia prevalsa la soluzione diplomatica. Esprimiamo dunque forti preoccupazioni per la decisione di effettuare bombardamenti, nella speranza che prevalga la soluzione diplomatica alla Guerra.

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